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Movimenti femministi
Le militanti per i diritti delle donne hanno partecipato attivamente ai dibattiti sulla costituzione del sistema di sicurezza sociale in Svizzera. Si sono adoperate in favore dell'istituzione di assicurazioni sociali, hanno rivendicato l'introduzione di disposizioni specifiche di protezione delle salariate, in particolare in caso di maternità, e denunciato il carattere discriminatorio di alcune disposizioni della legislazione sociale.
Alla fine del 19° secolo in molte città svizzere vengono fondate associazioni per i diritti delle donne che rivendicano migliori condizioni di lavoro e diritti civili e politici. Queste associazioni vengono dirette per lo più da donne di estrazione borghese già attive in altre associazioni femminili, specialmente in campo assistenziale o educativo. Nel 1896 il primo Congresso svizzero per la difesa degli interessi femminili si conclude con la fondazione dell'Alleanza delle società femminili svizzere (ASF), che riesce a federare alcuni gruppi di donne assai diversi tra di loro, fra cui le militanti per il diritto di voto, qualche associazione professionale, come quella delle insegnanti o delle levatrici, e alcune società caritative e di beneficenza. Le militanti del movimento operaio fondano organizzazioni proprie, come la Federazione svizzera delle lavoratrici (FSL), che non aderisce all'ASF.
Se, da un lato, il diritto di voto appare come la rivendicazione centrale di questa prima ondata di femminismo, dall'altro sono presenti pure questioni di politica sociale. In occasione del Congresso del 1896, Marguerite Gourd, membra dell'ASF, tiene una conferenza sulle assicurazioni sociali, alla fine della quale il Congresso adotta alcune rivendicazioni: l'introduzione di un'assicurazione maternità, l'istituzione immediata di un'assicurazione malattie obbligatoria per i bambini e successivamente l'estensione della medesima all'intera popolazione, infine la creazione di un'assicurazione per la vecchiaia, l'invalidità e i superstiti. L'ASF segue molto da vicino la politica federale in materia di sicurezza sociale, in particolare istituendo una commissione che raggruppa delle specialiste del settore, alcune delle quali saranno poi fra le prime donne a svolgere funzioni dirigenziali e peritali presso l'Amministrazione federale.
Anche le militanti del movimento operaio si interessano di politica sociale e della protezione delle salariate. Dopo un periodo molto rivendicativo durante gli anni 1920, il decennio della crisi vede le donne socialiste e comuniste ripiegare su una visione più tradizionalista, vicina a quella delle donne borghesi, ovvero di difesa del ruolo di madre e casalinga. A partire dagli anni 1960, queste militanti si distanziano nuovamente dall'ideologia della "donna di casa" e sviluppano un nuovo discorso imperniato sul lavoro delle donne. Ma è soprattutto sotto l'influenza del Movimento di liberazione delle donne (MLD) degli anni 1970 che le militanti sindacali e di sinistra si danno nuove strutture di azione e affrontano più apertamente la questione dell'uguaglianza. Come in altri Paesi europei, questi nuovi collettivi femministi rimettono in discussione i ruoli attribuiti alle donne e agli uomini nella società. Anche se le rivendicazioni centrali ruotano intorno al diritto di aborto, la contraccezione e l'autodeterminazione sessuale, non sono assenti le questioni di politica sociale. Nel 1977, nel contesto delle Organizzazioni progressiste della Svizzera (POCH) nasce l’organizzazione OFRA, di stampo femminista e marxista, la quale diviene presto il movimento di punta del MDL, rimanendo attiva fino agli anni 1990. In occasione del congresso per la sua fondazione, i membri dell’OFRA decidono di lanciare un’iniziativa per la protezione della maternità.
Nonostante le divergenze che attraversano il movimento femminista, la protezione delle donne in caso di maternità, vedovanza, malattia e vecchiaia è al centro delle rivendicazioni delle donne per tutta la durata del 20° secolo.
La lotta per l'assicurazione maternità
Nel 1902 fra le rivendicazioni della FSL figura la creazione di un sostegno in caso di maternità. Una rivendicazione sostenuta anche da Margarethe Faas-Hardegger, la prima segretaria politica l'Unione sindacale svizzera. Nel 1904 l'ASF, sostenuta da diverse associazioni di operaie, deposita una petizione con cui chiede al Consiglio federale di introdurre un'assicurazione maternità. Le associazioni rivendicano tra l'altro il versamento di un salario durante le otto settimane di divieto di lavoro in caso di maternità (di cui sei dopo il parto), previsto dalla legge federale sulle fabbriche del 1877. Per le promotrici della petizione si tratta di evitare che le donne incinte o le puerpere subiscano perdite di guadagno o vengano costrette a non rispettare il congedo, il che viene visto come un pericolo per la salute della madre e del neonato. Nel 1927 una Conferenza nazionale delle donne socialiste rivendica l'introduzione di un congedo di maternità e una protezione contro i licenziamenti come raccomandato dalla «Convenzione concernente l'occupazione della donna prima e dopo il parto» dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), adottata nel 1919 alla Conferenza internazionale del lavoro a Washington.
Nonostante una mobilitazione unitaria degli ambienti femministi su questa questione e la famosa inchiesta realizzata da Margarita Schwarz-Gagg nel 1938 da cui emerge l’esiguità della protezione accordata alle madri, non si faranno progressi significativi prima della fine della Seconda Guerra mondiale. Nel 1945, in seguito soprattutto agli sforzi compiuti dagli ambienti cattolico-conservatori in favore della protezione della famiglia, viene adottato il mandato costituzionale per l'istituzione di un'assicurazione maternità. Mentre nei decenni seguenti l'assunzione dei costi per le cure delle puerpere migliora, né l'assicurazione malattie né le diverse revisioni della legge sul lavoro introducono il principio della perdita di guadagno. Nel contesto del movimento femminista degli anni 1970 sono lanciate nuove iniziative a favore dell'assicurazione maternità, tuttavia senza successo. Nel 1984 l'iniziativa popolare "per un'efficace protezione della maternità" promossa dal movimento femminista, dai partiti di sinistra e dai sindacati è respinta con l'84 per cento dei voti. L'assicurazione maternità continua a essere al centro delle rivendicazioni femministe, in particolare in occasione dello sciopero delle donne del 14 giugno 1991, un'importante mobilitazione che segna i dieci anni dall'iscrizione del principio di uguaglianza nella Costituzione federale. Nel 1995 una manifestazione nazionale delle donne commemora il 50° anniversario dell'articolo costituzionale sull'assicurazione maternità e ne reclama l'immediata attuazione. Nel 2004, dopo numerose altre iniziative e un'ulteriore sconfitta nella votazione popolare del 1999, il popolo svizzero accetta l'istituzione di un congedo di maternità a livello federale. Oltre al miglioramento delle prestazioni del congedo, fra le nuove rivendicazioni femministe rientra l'introduzione di un congedo di paternità e di un congedo parentale, avanzate in particolare in occasione di un nuovo sciopero delle donne il 14 giugno 2011.
Meglio proteggere le vedove e i pensionati
Fin dall'inizio del 20° secolo, la protezione dei pensionati e in particolar modo delle vedove è al centro delle preoccupazioni delle organizzazioni femministe. Già in occasione del Congresso per la difesa degli interessi femminili del 1896 le partecipanti chiedono la creazione di un'assicurazione obbligatoria in caso di vecchiaia, invalidità e vedovanza.
Alcune rappresentanti dell'ASF prendono parte alle commissioni peritali in vista dell'iscrizione nella Costituzione federale del principio dell'AVS (1925) e per la stesura della prima legge federale sull'assicurazione per la vecchiaia, progetto rifiutato poi in occasione della votazione popolare del 1931. Le militanti devono invece lottare per partecipare alla commissione che elabora l'AVS del 1948 per difendere, senza riuscirci, il diritto della coniuge a una rendita individuale. Un'altra rivendicazione delle femministe e delle militanti sindacaliste è il miglioramento della pensione delle mogli, delle donne divorziate e delle vedove, come anche l'aumento delle rendite minime. Nel 1997, la 10a revisione dell'AVS, adottata durante il mandato della consigliera federale Ruth Dreifuss, soddisfa in parte queste rivendicazioni con l'introduzione di un sistema di rendite individuali meno dipendente dallo stato civile, accrediti per compiti educativi, lo splitting (calcolo della rendita sulla base della ripartizione dei redditi conseguiti nel corso degli anni di matrimonio) e il miglioramento delle rendite vedovili. Ma la revisione del 1997 comporta anche l'aumento graduale dell'età pensionabile da 62 a 64 anni, una misura in contrasto con le rivendicazioni delle femministe provenienti dal movimento operaio, che chiedono invece una diminuzione dell'età pensionabile. Fissata per tutti a 65 anni nel 1948, l'età pensionabile delle donne viene ridotta a 63 anni nel 1957 e a 62 nel 1964. Le rendite meno elevate percepite dalle donne sono l'argomento delle autorità con cui giustificare questa diminuzione. Il Consiglio federale sostiene inoltre che un declino più rapido delle forze fisiche costringerebbe le donne ad abbandonare l'attività salariata prima degli uomini. L'11a revisione dell'AVS, che prevede tra l'altro il pensionamento per tutti a 65 anni, viene respinta in occasione di una votazione popolare nel 2004, grazie soprattutto alla mobilitazione delle donne, in particolare delle militanti femministe dei sindacati. Queste ultime, contrarie a quello che considerano un aumento dell'orario di lavoro, rivendicano invece una diminuzione dell'età pensionabile per tenere meglio conto del lavoro gratuito svolto dalle donne in famiglia. Nel corso di questa campagna le femministe sottolineano inoltre che le disparità salariali, il tempo parziale e gli anni dedicati alla cura dei figli si traducono in rendite di vecchiaia mediamente meno elevate per le donne.
Le donne e l'assicurazione malattie
Nel 1911, l'ASF perora l'istituzione di un'assicurazione malattie obbligatoria in seno alla commissione peritale sull'assicurazione malattie. In seguito critica i premi più elevati che devono pagare le donne (giustificati con le prestazioni mediche legate alla maternità) e gli ostacoli posti da alcune casse all'affiliazione delle donne sposate. Negli anni 1930 il Consiglio federale autorizza le casse a fissare per le donne premi fino al 25 per cento superiori a quelli degli uomini. L'ASF biasima i discorsi che ritraggono le donne come "cattivi rischi" per le casse, scaricando i costi per il parto e la cura dei figli unicamente sulle donne.
Le organizzazioni femministe si adoperano per una migliore assunzione delle spese di cura relative alla gravidanza e il parto. Le cure coperte sono estese in particolare in occasione della revisione del 1964, ma in assenza di un'assicurazione obbligatoria, introdotta solo nel 1994, non tutte le donne sono assicurate presso una cassa malati.
Inoltre, vista l'assenza di un'assicurazione maternità, le militanti femministe rivendicano per tutto il 20° secolo un indennizzo da parte dell'assicurazione malattie per la perdita di guadagno subita dalle donne dopo il parto. La LAMal del 1994, come la legislazione precedente, prevede la possibilità di contrarre un'assicurazione complementare contro la perdita di guadagno in caso di maternità, tuttavia sempre a titolo facoltativo. Una distinzione dei premi in funzione del sesso è esclusa per l'assicurazione di base, ma non per le assicurazioni complementari.
La protezione delle donne disoccupate
Durante la crisi all'inizio degli anni 1920, l'ASF si oppone al progetto delle autorità federali di sopprimere l'assistenza alle operaie disoccupate per costringerle ad accettare di lavorare come domestiche. Durante gli anni di crisi dopo il 1930 e durante la Seconda Guerra mondiale, l'ASF e le militanti del movimento operaio affrontano un'offensiva contro il lavoro delle donne sposate e la rimessa in discussione del diritto a un'indennità di disoccupazione delle medesime.
Le militanti dell'ASF, le femministe del movimento operaio e altre donne attive nel contesto del MLD seguono da vicino i preparativi per l'introduzione dell'assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione durante la crisi di metà degli anni 1970 che sfocerà, nel 1982, nell'adozione della legge federale sull'assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione e l'indennità per insolvenza (LADI). Le femministe rivendicano e ottengono una protezione migliore delle donne disoccupate in gravidanza e dopo il parto, oltre a una migliore copertura assicurativa per gli impieghi a tempo parziale. Nel 1995 l'introduzione del cosiddetto "periodo educativo" nell'assicurazione contro la disoccupazione è anch'essa una risposta alla rivendicazione femminista che l'assicurazione debba tenere conto del tempo dedicato all'educazione dei figli. La 3a revisione della LADI, nel 2002, modifica questa disposizione suscitando le critiche delle organizzazioni femministe: il tempo dedicato all'educazione dei figli non viene più equiparato a un periodo di lavoro salariato (quindi a un periodo contributivo) e la legge si limita a prolungare di 2 anni il periodo nel corso del quale bisogna versare contributi per un anno in Svizzera (4 anni invece di 2 anni). In occasione della 4a revisione della LADI, nel 2011, il dibattito verte essenzialmente sui giovani cui sono destinate le nuove disposizioni. Alcune femministe, attive specialmente negli ambienti sindacalisti, sottolineano tuttavia le conseguenze che l'aumento dei requisiti in termini di contribuzione e la riduzione delle prestazioni per le persone esonerate dall'obbligo di contribuzione comportano per le donne.
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(12/2017)